MERCATO 2015 : LOCAZIONI VALORIZZAZIONI DEL DEMANIO 11 FARI
Un “faro disabitato” ha sempre un grande fascino, per quello che è stato e per quello che potrebbe diventare, sottraendosi così al degrado. Undici fari sono pronti per essere riabitati. L’iniziativa, presentata ieri a Roma, riguarda le pertinenze del faro e non la lanterna, che in tutte le strutture continuerà a funzionare, ma essendo ormai automatizzata non ha più bisogno della presenza umana costante. «Non dismettiamo il patrimonio - ha spiegato Roberta Pinotti, ministro della Difesa - ma lo rendiamo utile senza porre vincoli operativi».
L’obiettivo - secondo il progetto Valore Paese promosso dall’Agenzia del Demanio in collaborazione con Anci e Invitalia e con la partecipazione dei ministeri della Difesa, dei Beni culturali e dell’Economia , della Conferenza di Regioni e Province autonome e dei privati (Cassa depositi e prestiti, Istituto per il credito sportivo, Confindustria, Associazione italiana Confindustria alberghi e Assoimmobiliare) - è di valorizzare le undici strutture attraverso concessioni fino a 50 anni, salvando quei fari dall’abbandono e dall’inevitabile deterioramento.
Il modello - già sperimentato in Europa , Usa, Canada e Australia - è quello del lighthouse accomodation, che si presta a più soluzioni: dalla formula bed and breakfast al resort di charme. Non bisogna andare troppo lontano per avere un’idea di come un faro possa rivivere: nel profondo Sud della Sardegna c’è da qualche anno la struttura di Capo Spartivento, diventata un albergo di lusso. Per ora è l’unico esempio, che consente al Demanio - che l’ha affittato per 19 anni - di incassare un canone di concessione di 100mila euro l’anno.
A Capo Spartivento potrebbero presto aggiungersi gli undici fari presentati ieri: Punta Cavazzi a Ustica, Brucoli ad Augusta, Murro di Porco a Siracusa, Capo Grosso a Levanzo, Punta Imperatore a Forio d’Ischia,Capo d’Orso a Maiori, San Domino alle Tremiti. Queste sono le strutture messe a disposizione dal Demanio, che aveva inserito nell’elenco anche il faro di Capo d’Orso a Palau, poi eliminato perché la Regione Sardegna non ha dato il via libera. L’elenco dei fari in affitto è completato dai quattro della Difesa: due sull’Isola del Giglio (Punta del Fenaio e Capel Rosso) e quelli dell’Isola delle Formiche e di Capo Rizzuto.
L’idea, come ha spietato il direttore del Demanio Roberto Reggi, è di darli in concessione attraverso bandi di gara. Per fare, però, in modo che le gare si conformino alle ipotesi di valorizzazione più rispondenti al mercato, è stata indetta una consultazione pubblica che si è aperta ieri e si chiuderà il prossimo 10 agosto. Può partecipare chiunque abbia un’idea su come salvare i fari dal degrado: cittadini, imprenditori, associazioni, pubbliche amministrazioni. Per farlo si deve andare sul sito del Demanio (www.agenziademanio.it) alla pagina “Progetto fari” e compilare i moduli online.
I risultati della consultazione porteranno ai bandi di gara, che saranno pubblicati in autunno dal Demanio (che è la stazione appaltante di tutto il progetto) e si concluderanno a inizio 2016. A quel punto il Demanio e Difesa servizi Spa (la società in house dei militari) firmeranno, ognuno per le strutture di propria competenza, le concessioni. Secondo Reggi, da questa prima tornata - considerando che è presumibile non tutti gli 11 fari si trasformeranno in alberghi o comunque in strutture “commerciali” - ci si può aspettare un incasso dai canoni nell’ordine di 700mila-800mila euro l’anno. Nel caso di successo dell’iniziativa, ci sono altri fari in lista d’attesa: una quarantina del Demanio e una decina della Difesa, che ne ha quattro già pronti per la valorizzazione (tra cui quello di Ponza, per il quale ci si deve accordare con il Comune) e che potrebbero essere inseriti già in questo elenco.
Ma oltre a far cassa, il progetto - ha sottolineato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini - «servirà a salvare strutture a rischio crollo. In questo modo, invece, potranno servire al territorio attivando un turismo di qualità». Sono i vantaggi, ha commentato il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, «dell’essere passati da una logica di alienazione dei beni pubblici a una di valorizzazione».
Fonte Sole24