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MERCATO 2015: INVESTIRE SUL RECUPERO DEL SOTTOTETTO

 Ricerca del Politecnico di Milano: nei grandi centri il recupero del sottotetto rende tra il 12 e il 24% Recuperare un sottotetto e rivendere la mansarda ottenuta? Potrebbe essere un'idea redditizia, stando almeno ai potenziali valori commerciali. Anche se, nella pratica, è una strada non molto percorsa.

Il Laboratorio Gesti.Tec del Politecnico di Milano ha condotto uno studio, insieme alla Velux, azienda specializzata in finestre per i tetti, in cui ha analizzato le richieste di mercato e interpellato circa 200 progettisti. «Ne è emerso un quadro inatteso – spiega il professor Oliviero Tronconi, che insegna Tecnologia dell'architettura e che ha coordinato il lavoro –. La spesa per acquistare un sottotetto da rendere abitabile è di circa 2mila euro al metro quadrato, cui vanno aggiunti i costi di ristrutturazione, stimabili in 819 euro al metro quadrato». L'investimento sarebbe quindi di poco inferiore ai 3mila euro al metro quadrato. Con una plusvalenza teorica elevata. Infatti, dove esiste questo tipo di mercato, «una mansarda si rivende in media a 3.400 euro al metro quadrato, ma chi è alla ricerca di questa soluzione è disposto a spendere fino a 5mila euro. Ciò avviene perché, nella maggior parte dei casi, le mansarde rimesse a nuovo sono nel centro dei principali capoluoghi. 

Quindi si ha la comodità di stare vicino ai servizi, ma vivere in alto, lontani dal rumore, e di poter arredare e disegnare uno spazio che offre soluzioni più interessanti rispetto al tradizionale appartamento». Secondo il Politecnico, a Roma e Milano un simile investimento potrebbe dare rispettivamente ritorni del 24 e del 12 per cento. «Parliamo comunque di una nicchia. Che si tratti della sola mansarda o di appartamenti su due piani di cui uno sotto il tetto, il tasso di domanda e offerta di questo tipo, sul totale dei nostri annunci, è compreso tra l'1% e il 2%», spiega Guido Lodigiani, direttore corporate e ufficio studi di Immobiliare.it. Anche gli operatori del settore confermano che, almeno in via teorica, questo è un mercato con un alto potenziale. Ma nella pratica non mancano i freni: «Le richieste per questi interventi sono in effetti numerose», sostiene Arnaldo Redaelli, presidente di Anaepa, sigla che racchiude gli artigiani dell'edilizia di Confartigianato. 

«Eppure, nella maggior parte dei casi sono condotte da proprietari di case già datate, che magari operano una riqualificazione a livello del tetto per godere dei benefici fiscali, e allora già che ci sono recuperano la parte sottostante e la rendono abitabile. Ma lo fanno per sé o per i figli, pochi pensano di rivendere». Anni fa, nei condomini, una formula molto praticata era la permuta. Quando lo stabile doveva affrontare lavori di manutenzione importanti, cedeva il sottotetto alla ditta incaricata, così questa poteva recuperarlo e metterlo sul mercato. «Ma oggi, con la crisi, è impossibile mettere d'accordo qualche decina di proprietari. Vedo solo condomini che rimandano i lavori di manutenzione pur di non spendere», spiega Redaelli. «È vero, in città questi recuperi tirano – ammette Vincenzo Monopoli di Prestige Group, società milanese attiva nelle ristrutturazioni –. Il fatto è che, nella cerchia urbana, le nuove costruzioni sono poche, con prezzi alti, e le aree disponibili per nuovi cantieri sono ridotte. Questo tipo di recuperi permette di moltiplicare gli spazi». 

Ma in provincia la situazione cambia: c'è molto invenduto e la maggior disponibilità di terreni, a prezzi più accessibili, permette di costruire ancora. «Le richieste di informazioni su questo tipo di lavori ci sono. Ma molti poi rinunciano quando si trovano di fronte ai costi – spiega l'architetto Andrea Meregalli, di Monza, promotore insieme allo studio A35 del sito Recuperosottotetti.it –. A Milano qualcosa si muove, ma stiamo ricevendo meno incarichi rispetto ad alcuni anni fa». E anche il tema del “bonus ristrutturazioni” rischia di dar luogo a false speranze. «Alcuni proprietari pensano di godere del beneficio sul totale dei lavori – conclude Redaelli – ma la detrazione spetta soltanto per gli interventi sulla parte di edificio esistente, e non su quella ampliata al termine del recupero».Fonte Sole24

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